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  Daniele Ranocchia 
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
 
 
 
  Ricevuto l'ultimatum giapponese il generale Catroux, governatore francese dell'Indocina, lo trasmette in 
  Francia sottolineando che una eventuale accettazione avrebbe potuto consentire di salvare la colonia. 
  Contemporaneamente Catroux indirizza un appello urgente alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti. Entrambi 
  evitano di impegnarsi sul nuovo fronte, preoccupati come sono di non rompere con il Giappone nel momento 
  in cui gli inglesi devono reimbarcare a Dunkerque il corpo di spedizione e l'Italia è scesa in guerra al fianco 
  della Germania. Nonostante questo gli inglesi, che hanno una squadra navale a Singapore al comando 
  dell'ammiraglio Noble, il 28 giugno si accordano con Catroux e l'ammiraglio Decoux, comandante francese 
  delle forze navali presenti nell'area, per assicurare gli approvvigionamenti, vitali per l'Indocina, in cambio di un 
  utilizzo della squadra navale francese tale da non mettere in difficoltà quella inglese. L'accordo non piace ai 
  giapponesi che inaspriscono i loro comportamenti ed il giorno 22 settembre 1940 impongono un accordo che 
  regola le condizioni per lo sbarco di truppe nipponiche in punti strategici dell'Indocina. Sbarco che avviene il 
  26 settembre 1940 a Haiphong; nello stesso giorno viene occupata anche Langson.
  La debolezza della posizione francese viene colta dalla Thailandia dove è al potere il generale Luang Pibul 
  Songgram, il cui piano di governo è quello di dare al paese un ruolo di primo piano tra i popoli del sud-est 
  asiatico. Il governo di Bangkok, espressione di una casta militare che ha costretto il re Prajadhipok ad 
  abdicare, intrattiene ottimi rapporti con le potenze dell'Asse e non tarda a rivendicare vasti territori della 
  Cambogia e del Laos, delimitati dalla riva destra del Mekong, annessi con la forza dalla Francia nella seconda 
  metà del secolo XIX. L'iniziativa del governo thailandese è vista di buon occhio da quello giapponese che si 
  sta preparando ad assumere il controllo del sud-est asiatico, ricco di petrolio, stagno, caucciù e riso.
  Il 28 settembre 1940 il governo thailandese rompe gli indugi ed ordina alle proprie 
  truppe di varcare il confine con l'Indocina. Inizia così una guerra che, anche se 
  combattuta dalle forze thailandesi e francesi, è da attribuire alle mire egemoniche 
  giapponesi nell'area.
  Le forze navali francesi in Indocina sono ben poca cosa se si considera la consistenza della Marine Nationale 
  al momento dell'entrata in guerra il 3 settembre 1939. L'unità più importante è l'incrociatore Lamotte-Picquet 
  di 7.249 tonnellate e 34 nodi di velocità, armato con 8 cannoni da 155mm, 4 da 75, 2 da 47, 4 mitragliere, 12 
  lanciasiluri da 550 mmm e 2 aerei. A questo si aggiungono gli avvisi coloniali Amiral Charner e Dumont-
  D'Urville, entrambi di 1.696 tonnellate e 15.5 nodi di velocità, armati con 3 cannoni da 138 mm, 4 da 37, 6 
  mitragliere a.a. ed un aereo. Altre due obsolete cannoniere fanno parte della squadra. Sono la Marne e la Tahure, armate 
  rispettivamente con 2 cannoni da 65 mm e 1 da 47 e da 4 cannoni da 100, 6 da 47 e 2 mitragliere.
  La consistenza della Marina thailandese è di poco superiore. Essa consiste di 4 cannoniere corazzate, la 
  Dhonburi e la Sri Ayuthia, di 2.115 tonnellate e 15.5 nodi di velocità, armate con 4 cannoni da 203 mm, 4 
  da 76 e 4 mitragliere da 20 mm a.a.; la Tacin e la Maeklon, armate con cannoni da 120 mm; tutte di 
  provenienza giapponese. Alle precedenti unità si affiancano le nove torpediniere della classe “Chonburi” 
  realizzate in Italia presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone. Le torpediniere hanno un dislocamento di 460 tonnellate ed una 
  velocità di 31 nodi, l'armamento è costituito da 3 cannoni da 76 mm, 2 mitragliere da 20 mm a.a. e 6 lanciasiluri da 457 mm.
  Nel 1938 la Marina thailandese aveva ordinato, sempre ai Cantieri Riuniti dell'Adriatico, i due incrociatori Taksin e Naresuan, di 4.268 
  tonnellate e 30 nodi. Questi non saranno mai consegnati perché requisiti dalla Regia Marina al momento dell'entrata in guerra 
  dell'Italia. Ribattezzati Etna e Vesuvio, sebbene varati tra il 1941 e il 1942, non riusciranno ad entrare in servizio prima dell'8 
  settembre 1943.
  Completano le forze della Marina thailandese 4 sommergibili realizzati in Giappone dalla Mitsubishi.
  Le forze navali suddette si fronteggiano, senza entrare in azione, fino al 13 gennaio 1941, quando la situazione cambia drasticamente. 
  Quel giorno arriva nella bai di Cam Rahn l'ammiraglio Terraux con la notizia che i thailandesi si stanno muovendo in forze con l'intento 
  di attaccare le coste della Cambogia. Le segnalazioni avvertono che il grosso della flotta è in movimento dalla base di Sattahip alle 
  acqua dell'isola Kho Chang. Terraux lascia al capitano di vascello Bérenger, comandante del Lamotte-Picquet, precise istruzioni nel 
  caso l'incursione navale thailandese si fosse rilevata pericolosa.
  Il 15 gennaio Bérenger riceve un messaggio in codice che ordina di ricercare e distruggere le forze navali nemiche tra Sattahip e la 
  costa cambogiana. Il Lamotte-Picquet salpa immediatamente con Bérenger che, assumendo le funzioni di commodoro, fissa il punto 
  di riunione con le proprie cannoniere alle isole Poulo Condore, cento miglia a sud di Capo Saint-Jacques. Le unità francesi, una volta 
  riunite, vengono disposte da Bérenger in tre gruppi. Il Marne e il Tahure operano da ovest, l'Amiral Charner e il Dumont-D'Urville 
  sul lato opposto e il Lamotte-Picquet a sud.
  All'alba del 17 gennaio 1941, quando sono in vista dell'isola Kho Chang, gli idrovolanti ricognitori della marina 
  “Loire 130”, al comando del tenente di vascello Gaxotte, avvistano tra la foschia le forze navali thailandesi, 
  che aprono un nutrito fuoco contraereo. Le artiglierie navali di entrambi gli schieramenti aprono il fuoco e in 
  breve le quattro cannoniere francesi prendono il sopravvento, per effetto della maggiore accuratezza del tiro e 
  del maggiore calibro dei propri cannoni, mettendo a segno numerosi colpi. Nonostante la strenua difesa dei marinai thailandesi colano 
  a picco il Chomburi, il Songkla e il Trat.
  Mentre si svolge l'azione delle cannoniere il Lamotte-Picquet, alle 06.20 scorge nella foschia un bersaglio 
  indistinto. Indirizza verso di esso tre siluri, due dei quali esplodono sulla costa. Il terzo colpisce il bersaglio. 
  Più tardi si saprà che il siluro ha colpito la cannoniera thailandese Sri Ayuthia, arenatasi volontariamente a 
  seguito di alcune avarie. Terminata l'azione il Lamotte-Picquet scorge la cannoniera Dhonburi che, con il 
  fuoco dei suoi 203 mm, costringe l'incrociatore ad accostare insieme all'Amiral Charner nel frattempo 
  sopraggiunta. Dalla distanza di 12.000 m il Lamotte-Picquet apre il fuoco con i suoi 155 mm e colpisce ripetutamente il Dhonburi. 
  Uno dei colpi uccide il comandante dell'unità, capitano di vascello Luang Prom Wirapham, che nel 1940 era stato ministro della Marina 
  thailandese, costringendo il Dhonburi a disimpegnarsi con notevoli danni a bordo.
  Alle 16.40 la cannoniera riesce ad arenarsi ma poi si rovescerà su un fianco. La battaglia navale di Kho 
  Chang si conclude con la disfatta della Marina thailandese e l'allontanamento in sicurezza di tutte le unità 
  francesi, anche se sottoposte ad un attacco aereo nemico. Con questa azione termina praticamente il conflitto 
  franco-thailandese. Il Giappone il 21 gennaio 1941 impone ad entrambi i contendenti la sua mediazione ed il 
  28 successivo le ostilità cessano, dopo un incontro delle parti in causa a bordo dell'incrociatore giapponese 
  Natori, ormeggiato al largo di Saigon.
  Il 6 febbraio ha inizio a Tokyo una conferenza per la pace che al termine, l'11 marzo 1941, vede la Francia costretta a cedere alcune 
  province della Cambogia nord-occidentale, i territori di Ciampasak e Meluprey e la regione di Luang Prabang, sulla riva destra del 
  Mekong. Il tutto corrispondente a circa 70.000 chilometri quadrati di territorio. Il 9 maggio 1941 il trattato di pace franco-thailandese 
  viene definitivamente firmato a Tokyo.